La maschera e il volto – 2017
Commedia di Luigi Chiarelli
LA MASCHERA E IL VOLTO
Commedia in prosa del drammaturgo pugliese Luigi Chiarelli, rappresentata al teatro Argentina di Roma il 29 maggio del 1916 e pubblicata nel 1917: siamo esattamente a un secolo dalla sua divulgazione. L’ambientazione è una villa sulle sponde del lago di Como di proprietà del Conte Paolo Grazia e di sua moglie Savina. L’opera si apre con un ricevimento serale che i coniugi Grazia offrono ai loro amici più stretti. Si respira l’aria della benestante borghesia, figlia di quella Belle Epoque parigina che sfocerà poi nella Grande Guerra; il testo stesso offre questo passaggio: dall’armonia, dalla leggerezza e goliardia iniziali dei convenuti, si approda al conflitto dell’epilogo. Tra gli invitati sono presenti altre due coppie: il banchiere Cirillo Zanotti con la consorte Elisa, e l’avvocato Luciano Spina con la di lui fidanzata, futura moglie, Marta. Inoltre, compaiono un giovane rampollo, Piero Pucci, fidanzato di Wanda, solo citata in questo adattamento, il Maestro scultore Giorgio Alamari, e un magistrato, Marco Miliotti: tutti amici di famiglia. L’elemento discordante che porta al conflitto è dato dal dialogo che affronta la tematica del tradimento con una chiave di pseudo-tragedia grottesca com’è nello stile di Chiarelli; si prende il pre-testo comportamentale di Elisa, moglie palesemente infedele il cui marito Cirillo si è rassegnato accettandone la natura, valorizzando il parallelismo di altre due storie fedifraghe che sono, invece, all’oscuro dei rispettivi coniugi e della società amicale: quelle tra Luciano e Savina, e tra Marco e Wanda: quest’ultima, si sviluppa fuori scena e verrà alla luce grazie alla narrazione dei fatti da parte dei personaggi. Lo spazio temporale in cui si sviluppano i fatti è di sei mesi. Il testo offre tutti gli elementi di base per un delitto premeditato ma mai avvenuto: lo stesso pseudo-assassino si autoaccusa dell’omicidio scontando una pena in carcere, pur di rimanere fedele alla propria indole e al proprio pensiero: e qui emergono le sfaccettature più intime dell’orgoglio e dell’egocentrismo umano, che sembrano sciogliersi ed essere vinte quando l’amore si ripresenta sotto nuove vesti, di fronte alla pseudo-vedovanza, rivitalizzando la coppia: come se fossero stati necessari quel tradimento e quell’omicidio per rinascere a nuova vita. L’autore ha agito in modo certosino su ciascun personaggio affinché scaturisse quella vena grottesca che, per certi versi, con un ricco gradiente sentimentale attraversa il sadomasochismo, la sottomissione, la complicità, il dolore, la rassegnazione, il sospetto, la difesa, la gelosia, la civetteria fino a sfiorare la necrofilia: tematiche attuali ma che all’epoca rifacevano l’eco alla neo nata psicanalisi.