Sei personaggi in cerca d’autore

L’opera vede due edizioni: una del 1921 e una, la più famosa e rappresentata, del 1925 dove i Sei personaggi, cioè la Famiglia formata da Il Padre, La Madre, La Figliastra, Il Figlio, Il Giovinetto e La Bambina, arrivano dalla sala con il superamento della barriera fra platea e palcoscenico: i Personaggi si mescolano agli spettatori reali, e nel corso dello svolgimento il Capocomico scende più volte in platea. Nella prima edizione, i Sei personaggi entravano da una porticina a lato, sul palcoscenico e tutto si svolgeva in loco. La fonte d’ispirazione per Pirandello, arriva da precedenti novelle da lui stesso redatte, e raccolte in “Novelle per un anno”: Personaggi (1906), La tragedia di un personaggio (1911) e Colloqui coi personaggi (1915). Assieme a Questa sera si recita a soggetto e a Ciascuno a suo modo, i Sei personaggi completa la trilogia della meta teatralità cioè il teatro nel teatro.
È la storia di una Famiglia che si presenta a una Compagnia teatrale nel bel mezzo di una prova, chiedendo al Regista di interpretare il loro dramma.
Da qui si sviluppa tutta la tematica del rapporto tra attore e personaggio ma non solo: Pirandello attraverso le vicende narrate, vuole cancellare lo spazio teatrale, smontare le strutture drammatiche del teatro, svelare la magia che si crea nel passaggio tra interprete e personaggio.
Il Capocomico, dapprima indispettito e titubante, per l’interruzione delle sue prove, si lascia poi pervadere dalla passione che i Personaggi mostrano nel narrare le loro vicende: e questo lo si evince, soprattutto, attraverso le battute del Padre e della Figliastra:
il Capocomico decide, pertanto, di rappresentare il dramma dei Personaggi sulla scena.
L’epilogo culminerà nella morte della Bambina e del Giovinetto, ma con la titubanza dell’intera Compagnia che non crede agli avvenimenti, pensando alla finzione, e il Padre che grida, invece, la verità di quei fatti.