Le false confidenze

Le false confidenze (Les fausses confidences) è un testo del 1737 di un autore-commediografo francese: Pierre Carlet de Chamblain de Marivaux. Famoso ed apprezzato in Francia, quanto il nostro Goldoni in Italia (è anche del suo stesso periodo), Marivaux debutta come scrittore-romanziere, ma la sua fama resta legata al teatro. In una nota autobiografica egli scrive: “Ho spiato nel cuore tutti i ripostigli in cui si può nascondere l’amore quando teme di farsi vedere; ciascuna delle mie commedie ha lo scopo di obbligarlo a uscire da uno di quei ripostigli”. In questa battuta Marivaux fornisce una puntualissima indicazione di lettura di quello che è il suo teatro: l’osservazione precisa e squisita del sentimento “amore”, specie al suo nascere, nelle sue ambigue metamorfosi, nel suo urtarsi nelle convenzioni sociali e mondane e nelle relative contraddizioni dei personaggi tra l’essere e l’apparire. Il suo modo di scrivere, il suo stile è del tutto particolare e lo si nota nel linguaggio dei personaggi stessi: gradevole, graziato, gentile. Questa sua caratteristica ha fatto sì che i linguisti coniassero un termine: “marivaudage”, sinonimo di “gioco raffinato intorno alla fragilità dei casi affettivi”. Animo sensibile, anche a causa delle esperienze che la vita gli diede (rimase vedovo ed ebbe forti critiche dagli illuministi-enciclopedisti dell’epoca), Marivaux, pur frequentando i salotti della borghesia parigina, era di temperamento malinconico e visse in ombroso ritiro. Le false confidenze narra le dispute amorose di un innamorato che cerca di conquistare l’amata, nonostante entrambi siano promessi sposi ad altri. Apparentemente tutto qui, ma c’è dell’altro: l’innamorato è povero e l’amata è molto ricca. Si tratterà di vero amore? Fino a che punto il sentimento è libero dall’interesse economico? L’amore ostacolato dall’interesse, dagli imbrogli, domato dal denaro: è questo l’argomento oggi più che mai attuale di quest’opera. Lo stile semplice, chiaro, diretto è offuscato da un’atmosfera fatta di attese e di apprensione. Proprio quando i personaggi sembrano fidarsi, emerge ciò che non dicono o tentano di celare: alludono continuamente, e questo fa sì che i silenzi, le interruzioni, le pause diventino più espressive di qualsiasi discorso.
Il testo è stato scelto per la prova finale degli allievi del 3° anno di Didattica Teatrale. Una prova d’attore in commedia, dove gli interpreti si confrontano con una non facile costruzione dei loro personaggi per i motivi suddetti.